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Sergio Tofano: una sentinella
(comparsa)
in "Il cappello di paglia di Firenze" di Labiche, saggio finale d'Accademia dell'allievo Chicco Pavolini (Francesco Savio). |
Monica Vitti
Sergio Tofano è stato il mio grande maestro. Io devo a lui molto di quello che sono, o almeno molto di quello che mi interessa essere. Sono entrata in Accademia con la necessità di recitare e credendo di essere soltanto un’ attrice drammatica e lui ha scoperto in me l’umorismo e l’involontaria comicità. Mi ha insegnato ad essere severa ed esigente con me stessa, ad usare la mia voce, a cercare sempre con nuovi mezzi la sincerità, che resta il mio solo punto di arrivo. Mi ha anche insegnato il pudore dell’attore, la dignità, il suo rigore: recitare sì, ma non coinvolgendo nella interpretazione la propria intimità. Usare ciò che si è per un lavoro attento, filtrato, ma pieno del calore che possediamo. E’ stato il mio Diderot. Ha anticipato un modo di disegnare, di ridere. Era l’attore più moderno e raffinato che io abbia mai visto recitare; in lui tutto era essenziale, privato, pulito. Molto raramente un attore riesce a spiegare, a trasmettere e insegnare quello che è. Lui sì, e io ho cercato con grande ammirazione e amore di capire e prendere tutto ciò che lui voleva darci. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per il teatro, per i suoi allievi e per tutti noi. |
Dialogo immaginario tra un maestro e un allievo:
Sergio Tofano e Mario Valgoi:
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Sergio Tofano: Disciplina di palcoscenico
“…Guardatevi, per carità, dal seguire l’esempio di certi attori che giungono in teatro di corsa, all’ultimo momento, si truccano alla bene e meglio con due ditate di cerone, o non si truccano affatto, e finiscono per entrare in scena con le scarpe sporche con cui sono arrivati dalla strada. E’ indispensabile invece che abbiate il maggior agio possibile per curare ogni particolare del vostro trucco e del vostro abbigliamento con la massima precisione e la più scrupolosa esattezza, in modo da poter essere impeccabilmente pronti almeno quando comincia l’atto in cui avete parte. Non cedete mai alla tentazione di semplificare o di rimediare per sbrigarvi più presto, per breve che sia la vostra comparsa. Attenzione, per carità, attenzione. Disco rosso! Pericolo grave! Questa è la strada che conduce dritta dritta alla guitteria: e la guitteria, che è l’arte di tutto arrangiare, è la più contagiose delle malattie che infestino il palcoscenico. Essa nasce all’insegna di un vecchio slogan: “Da giù non si vede” – dietro il quale si nascondono la sciatteria e la cialtroneria di generazioni e generazioni di comicastri d’ultimo rango. E non esiste falsità peggiore, perché da giù si vede tutto. E fosse uno solo, fra mille sbadati e disattenti, basterebbe quell’uno a farvi rifuggire da tutti i piccoli rimedi, dalle approssimazioni frettolose, dai troppo disinvolti ripieghi, dalle sommarietà sbrigative, dalle trascuratezze negligenti, così comode specialmente in certe sere di magra o di repliche stanche. La vostra regola invece deve essere che, alla prima come alla centesima replica, a teatro vuoto o a teatro esaurito, non c’è differenza: occorrono sempre la stessa precisione, la stessa proprietà, la stessa pulizia, lo stesso decoro. Questo per quanto riguarda la vostra presenza esteriore: vedremo poi che la stessa regola vale ancora di più per quanto concerne la interpretazione… … C’è un tono di voce speciale per parlare tra le quinte, un tono di voce in sordina, appena sussurrato, che si disperde a mezz’aria: dovete impararlo subito. E c’è anche un passo di palcoscenico che dovete imparare, un passo ovattato, in punta di piedi. Se avete delle scarpe che scricchiolano, buttatele via. E le donne stiano attente, camminando, a non battere sul tavolato quei loro tacchi maledettamente picchiettanti. Sembrano sciocchezze, vero? Ma anche queste sciocchezze contribuiscono a completare quell’ideale di educazione scenica di cui dovrete essere esempio… …E adesso che siete in scena, adesso, ecco, comincia la vostra vera , grande avventura serale… Comincio dunque dal più urgente e fondamentale di tutti i consigli: in scena tappate occhi e orecchie a tutto quello che per voi puo’ essere occasione di distrazione. Recitare è come camminare sul ciglio di un precipizio: basta un nonnulla, una momentanea disattenzione, un attimo di evasione dalla propria parte e si ruzzola nel vuoto. Un sassolino su una rotaia puo’ far deragliare. Bisognerebbe recitare coi paraocchi, anche mentali, per ignorare tutto ciò che non rientra nel campo d’azione della commedia: solo il vostro personaggio, gli avvenimenti ai quali egli partecipa e basta. Niente altro deve esistere per voi… … Dio vi preservi dal bacillo dell’arrivismo. E’ un malanno che puo’ trascinare alle più funeste complicazioni: mezzucci meschini, pose ostentate, affettazioni ridicole, esibizionismi sfacciati, bluffs impudenti, taciti compromessi, sorpassi illeciti, assenza di ogni pudore, piccole e grandi disonestà. Tutto per arrivare. Arrivare a che? A un successo costruito artificiosamente. E che soddisfazione, vera, sincera, sana, intima soddisfazione puo’ dare al vostro animo un successo che in coscienza sapete di aver truffato? Tutt’al più puo’ solleticare la vostra vanità. Ma la vanità, gemella della presunzioni, è un deprecabile peccato dal quale, benché attori , vorrei sapervi immunizzati. E non solo dalla vanità. Sapete quale dovrebbe essere il vostro vanto di attore per emergere dalla massa? Quello di riuscire a vivere nel mondo del teatro senza mai venire contagiati da nessuno dei difetti, delle storture, delle meschinità, vizi atavici e tradizionali che, da che teatro è teatro, sono retaggio dei comici di tutto il mondo. E la vostra mira più alta per raggiungere l’ideale della perfezione dovrebbe essere la conquista delle due virtù capitali che formano l’essenza del puro artista: la modestia e l’umiltà. Ma capisco che predicare di modestia e d’umiltà in un’epoca in cui regna sovrana la frenesia dell’arrampicarsi e del mettersi in vetrina è dar prova della più ottimistica ingenuità.” (da: INTRODUZIONE AL PALCOSCENICO – Piccola guida pratico-morale per gli allievi della ACCADEMIA D’ARTE DRAMMATICA SILVIO D’AMICO che affrontano la carriera ) |