Sergio Tofano
“Il brillante è piuttosto una creazione
della commedia dell’ottocento, e con la commedia del primo novecento andrà
poi scomparendo o trasformandosi. E’ sempre un personaggio comico, ma la
sua comicità, perdendo a poco a poco ogni scorza di buffoneria,
si andrà sempre più raffinando attraverso un filtro di signorile
eleganza. A testimonianza di questa sua evoluzione sta la contrapposizione
tra due tipi di brillanti quasi agli antipodi: come nacque e come divenne.
Quello del vaudeville e della pochade sua figliola era un personaggio rumoroso,
farraginoso, esplosivo, dinamico, pirotecnico, irrompente, eternamente
ingarbugliato nelle più arruffate situazioni, dalle quali c’è
sempre una buona stella che all’ultimo minuto lo salva con la più
semplicistica delle soluzioni. E’ il brillante che si annunzia sempre,
prima di entrare in scena, con un discorsetto ad alta voce fra le quinte
che non ha nulla a che fare con la situazione: un pretesto qualunque, come
il suo biglietto da visita buttato in platea, preavvertire l’uditorio del
suo ingresso e predisporlo all’ilarità.
Contro di lui sta il brillante della commedia
a tesi o del dramma sociale: conversatore garbato e pacato, arguto e acuto,
elegante e galante, che si diverte a commentare in chiave ironica e con
un pizzico di cinismo bonario gli argomenti di cui è testimonio.E’
quello che fa la morale. Un personaggio un po’ al di fuori della commedia
che in un certo senso è il portavoce dell’autore e ne esprime le
idee e la filosofia.”
(da IL TEATRO ALL’ANTICA ITALIANA)
Alessandro d'Amico:
Un brillante autobiografico
e i ruoli di Pirandello
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